La “scintilla” che accende il jazz dei nostri giorni provoca imprevedibili cortocircuiti, accoglie linguaggi plurali, sedimentati attraverso esperienze di lontana provenienza.
Ciò che chiamiamo jazz è un’immagine sempre più sfocata, che eccede una cornice consunta.
E fanno sorridere i tentativi neoclassici di riclassificare una innocenza perduta, di riordinare ciò che per natura è meticcio.
La composizione di Sparkle – trio che qui diventa quartetto – racconta di percorsi differenti che convergono verso un punto focale, di una sintesi maturata con pazienza e passione.
Un laboratorio di suoni disponibili, una fragranza di talenti flessibili, che solo nell’ascolto interdipendente trova la ragione d’essere.
Ettore Martin, Danilo Gallo, Enzo Carpentieri hanno sviluppato in questi anni personalità definite, modellate verso una poetica musicale di sicura riconoscibilità. Eppure, in Sparkle, ciascuno rinuncia a qualche carattere peculiare, modifica il proprio ego e si distende nell’ascolto dell’altro. Solo così Sparkle può dire qualcosa di fresco, di sorprendente.
La tendenza alla composizione narrativa per Martin e quella al graffito urticante per Gallo si combinano in una forma simbiotica, irrobustita dalla versatilità intuitiva di Carpentieri. Ne esce un ibrido potente, una musica che trova la sua sintassi in una continua rifinitura delle esecuzioni.
Chi ha incontrato in palcoscenico Sparkle e ne ha apprezzato il rigore esecutivo ma anche lo spirito giocoso-avventuroso, trova in questo cd un ritorno all’amore per il jazz, seppure “aperto”, come è naturale in artisti di tale attitudine. E il valore aggiunto di un sassofonista come Andy Middleton – che porta in dono ben tre composizioni – consiste sia nell’arricchimento formale di Sparkle, sia in una inedita tessitura timbrica che il sax soprano apporta quasi naturalmente.
Ci sono diverse suggestioni nel catalogo del disco. Prevale il materiale tematico misurato, giocato sui tempi medi; emerge una varietà metrica efficace, che stimola l’esecutore a forzare il suo respiro abituale.
Ci sono brani bi-tematici, che dalle forme indistinte si sciolgono in pedali ritmici (Big Bang, sulle orme di Paul Motian), i profumi melodici ebraico-sefarditi in Bugsy Siegel di Danilo Gallo, persino tracce delle geometrie dinoccolate di Steve Lacy in Cuvee di Middleton – il veicolo migliore per gli assoli dei fiati -, fino all’incantevole ballad 060804, dove Gallo scopre il suo innegabile lirismo.
E molti spunti più free, dove la lingua franca ereditata da Ornette funge da bussola per l’espressività più istintuale dei quattro musicisti (Playing Tricks)
Da sottolineare, inoltre, la saggezza compositiva raggiunta da Ettore Martin, e la polivalenza percussiva di Enzo Carpentieri, batterista che mette a frutto la sua formazione “boppistica” indagando ogni tipo di linguaggio musicale, con esiti felici.
recorded march 15th 2008 by Stefano Amerio at Artesuono
and mastered at Artesuono - Udine - Italy
mixed by Enrico Terragnoli and Danilo Gallo at The Castle - Verona - Italy
cover painting by Massimo Giacomin
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